..Messaggio di benvenuto..

Salve, ben naufragato nella mia spiaggia di pensieri.

Ti auguro una piacevole lettura, nella speranza che, almeno un pò, ciò che la mia mente verga sfiori la tua sensibilità e desti il tuo interesse..

Buon viaggio.

N.N.

martedì 10 agosto 2010

Agglutination! \m/,

Dopo tanta attesa, è arrivato ed (ahimè) passato.
Una cosa è certa però, come primo concerto serio della musica che amo, è stata un'esperienza meravigliosa.

L'Agglutination Metal Festival si è svolto il 9 agosto a Sant'Arcangelo, ma i preparativi per quanto mi riguarda sono cominciati giorni prima.
Miriadi di telefonate agli amici per confermare le varie partecipazioni, rinunce da parte loro, ripensamenti, imprevisti.. alla fine però un numero si è deciso e si è contattata l'agenzia per il noleggio della navetta.
Il 9 sono partita di casa alle 7 per arrivare a Lagonegro alle 8, aspettare l'arrivo di Gabri alle 8.20 e ripartire per Trecchina alle 9.30.
Arrivati abbiamo sbrigato le ultime cosucce, contattato l'agenzia per qualsiasi eventualità e battuto i piedi a terra fino all'ora di partenza.

Alle 15 in punto però la navetta arriva, tra chiacchiere allegre e calcoli economici siamo saliti a bordo. Fermata a Lagonegro, partenza vera e propria.

Arrivati a Sant'Arcangelo, dopo un'oretta di paesaggi brulli, curve troppo vorticose e nausea da mal d'auto con Nakashima in braccio e Gab che mi faceva il solletico a fianco, siamo scesi.
La strada per il centro sportivo aveva l'aria di un lungo serpente nero a causa della processione di ragazzi e ragazze dai capelli lunghissimi e dai vestiti neri che si dirigevano al festival come in pellegrinaggio. L'impatto mi piace, ma la nausea nervosa comincia a farsi sentire sempre più pressante.
Arrivati ai cancelli aspettiamo. C'è troppa gente, e mi fa molto piacere, ma la brutta sensazione allo stomaco persiste. Scherzo con gli altri, cerco di distrarmi per evitare attacchi di panico (è normale innervosirsi per un pò di gente?!), nell'attesa noi 16 ce ne stiamo un pò in disparte.
Alle 17 e poco i cancelli vengono aperti.

Ci tuffiamo a fare il biglietto, sorpassiamo il cancello verde, superiamo la perquisizione e siamo dentro davvero.
Immediatamente a sinistra il palco, più infondo nella stessa direzione, gli stand.
La prima cosa che salta all'occhio, è la scritta, enorme, Cannibal Corpse sul palco, rosso su nero e sanguinante. La seconda, più piccola ma non meno importante, è una bandiera sovrapposta alla prima, reca la scritta "Korpiklaani": mi si illuminano gli occhi.
Noto immediatamente anche il microfono cui è affisso, alla vichinga maniera, il cranio cornuto di un cervo o qualcosa di simile: non ci sono dubbi, è proprio quello di Jonne Jarvela.

Avanziamo verso gli stand, ci aggiriamo senza meta dando un'occhiata qua e la per perder tempo, ma la nausea non mi lascia.
Finalmente però qualcuno sale sul palco, la musica forte, le chitarre distorte e la splendida voce della cantante dei Solisia dissipano l'ansia, mi riportano lentamente a mio agio.
Che importa di essere tante persone diverse se in certe occasioni si ha un'anima sola?

Si susseguono diversi gruppi, i Ver Sacrum col loro Folk Metal dalle sfumature un pò Death, un pò Black, gli Airborn con il loro Heavy Metal notevole, gli Handful of Hate, gruppo Black Metal Italiano i cui membri sembrano armadi (..dei bravissimi armadi).
La platea comincia a riscaldarsi, il pogo comincia e con i Marshall continua.
E' il turno di Pino Scotto, e dei suoi vaffanculo ai morti di fame che purtroppo oggigiorno invadono l'Italia. Molti hanno avuto da ridire sul suo conto ed hanno dovuto cambiare idea: sinceramente a me sta simpatico, ed a livello musicale non è male.
Pino Scotto suona circa per un'oretta, sebbene ho passato l'ultima mezz'ora a fremere nell'attesa dei Korpiklaani, il motivo principale per cui mi trovavo li.

Naka, Tere ed io ci stacchiamo dalla folla.. per motivi "biologici" si può dire. Dopo l'arduo dilemma (wc vomitato oppure wc intasato?), ci rituffiamo subito nella mischia. Siamo elettriche.
Pino scotto saluta e ringrazia, e mentre si scola l'ultimo goccio di Jack Daniel's sul palco e lancia qualche ultima invettiva, il mio cuore martella più forte dei colpi di cassa del batterista degli Handful, se è possibile.
Ed ecco che qualcuno sale sul palco, mi viene un colpo. Ancora non sono loro però. Sistema il microfono, posa a terra una Vodka, una Peroni ed una bottiglia non meglio identificata e scompare. Arrivano. Arrivano. Arrivano. Ora arrivano...
ORA...
Eccoli! Entra per primo il violinista, poi i chitarristi, il vocalist... pian piano i korpiklaani al completo sono sul palco, a pochi metri da me. Io e Naka ridiamo, urliamo, ridiamo, sgomitiamo per andare più avanti. Gab è entrato in modalità tornado.
Jonne Jarvela dice qualcosa in inglese, qualcosa che pur sapendo la lingua non avrei capito perché ero troppo esaltata per ascoltare davvero. Tutto era musica e rumore della folla.
Cominciano. Vodka, la mia preferita.
La folla salta, scuote i capelli, alza le corna in onore del Folk Metal finlandese, urla, strepita.
Dietro di noi pogano, Gab abbraccia me e Chiara per farci da scudo e si becca tutte le botte nella schiena, ci spostiamo, poi cominciamo a pogare anche noi, a saltare.

E per un tempo che non so dire quanto sia durato tutta la folla era una sola entità pulsante e viva.
Ho cantato a squarciagola, ballato, riso, saltellato come mai in vita mia.
I Korpiklaani erano raggianti, felicissimi della reazione del loro pubblico monocromo.
Noi, dal canto nostro, eravamo esausti, sudati, doloranti e felici. Non mi reggevo in piedi, ma ho continuato a dare di matto fino alla fine, smettendo solo quando, dopo averci salutato con estrema cordialità e ringraziati per il calore, i vichinghi col viso gentile e le bottiglie vuote sono usciti di scena.

Io, Naka e Gab ci siamo allontanati dalla folla più densa, nonostante il prossimo gruppo fosse il più famoso in assoluto tra i vari ad esibirsi.
Ancora ebbri di melodie medievali, colpi di cassa, chitarre distorte e note di violino e fisarmonica siamo corsi a comprare dell'acqua ad una birra. Avremmo potuto aver corso la maratona di New York per quanto eravamo distrutti ed assetati.

Abbiamo gironzolato qua e la e ci siamo avvicinati incuriositi a Pino Scotto, il quale dopo aver mandato i suoi complimenti a mia madre (con mio imbarazzo e lieve disappunto di Gab), ha lanciato un'invettiva alle showgirl finte e rifatte della TV ed ha offerto una birra a me e Naka. Abbiamo fatto qualche acquisto, quindi ci siamo seduti sull'erba. Non ci reggevamo in piedi.

Purtroppo abbiamo dedicato meno attenzione ai Cannibal Corpse, demoliti com'eravamo. Ma ne abbiamo avuta abbastanza per notare l'assoluta maestria tecnica dei vari componenti: dei metronomi umani!
Non amo il Brutal, ma devo ammettere che pur avendoli un pò "scartati" dalla playlist del IPod in precedenza, sono rimasta sbalordita. Mi sono sentita onorata dalla loro presenza qui, al Sud, dove i bigotti e gli ignoranti non ne mancano una per tentare di metter fine a qualsiasi manifestazione di una musica tanto meravigliosa quanto complessa e purtroppo stereotipata.

Durante il viaggio di ritorno in navetta, ero a pezzi, sudatissima come tutti gli altri. E, soprattutto, ero felice di essere una di quelli che il Metal l'hanno compreso ed amato.

Metal for Life! \m/,

Nemo

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