Vernice scarlatta su un viso di porcellana,
delicata, infranta, sepolta in grembo alla Terra.
I liquorosi occhi chiedono il perché di quel sangue versato,
triste ornamento di una libertà negata.
Qualcosa trema, nell’animo della Vita. Infelice.
La Nera signora china il capo, il peso della falce è dolore.
L’abisso è profondo, il buio troppo accecante, il Fato troppo vicino, troppo forte.
Cadiamo al suolo come fiori di pesco. Lievi, taciti, senza giustizia.
Qualcosa, nel mortale silenzio, si spegne.
Nemo
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